Guerra
Cosa dovrei fare, per cosa dovrei emozionarmi, stupirmi, essere felice, addolorarmi. Cosa uno che riempie una tela di colori o un foglio bianco di segni dovrebbbe prediligere. Forse un po' di tutto. Un mio caro amico smise di dipingere quando capì che una tela bianca è ineguagliabile e divenne un bravissimo restauratore di opere antiche. Non era folle abbastanza. Quando vedo o sento accadere cose belle sono felice e mi basta. Quando vedo o sento di cose truci mi addormento con quel pensiero. mi risveglio con esso, mi lavo la faccia. vedo un volto nello specchio e penso a quello. Quando entro nel mio studio, nella mia sala parto, sono in cinta già da un po' e allora, se ho un pennello in mano o una matita, un prolungamento della memoria in fermento e guardo la tela bianca sul cavalletto, lei diventa il mio schermo, il bidone magico nel quale tentare di scovare il senso del malumore, dare un motivo a quell’esasperazione inattesa. Ho paura di sbagliare, di essere superficiale, o barocco. Di essere retorico o inutile, presuntuoso ed incomprensibile ma ugualmente agisco, porto a compimento sempre quanto mi sembra al momento necessario alla comunicazione. Al termine non vorrei mai che il risultato rimanesse ed apparisse solo come un mio sfogo ma che il pugno sferrato giungesse il più lontano possibile, valicasse montagne, mari e deserti per raddrizzare nel suo cammino le ragioni serve della follia egocenrtica ed umanicida. Ma questa è un'altra storia.